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Portogallo e Argentina si incontrano al 28divino

25 Maggio 2011

Il quintetto Harafé, mercoledì al 28divino

Al 28divino si parte mercoledì con il concerto di presentazione del nuovo album di Harafé, un progetto nuovo e di grande apertura creativa. Un quintetto che percorre con spregiudicatezza e rigore le strade dell’improvvisazione collettiva, dell’instant composition, un linguaggio pulsante che prende le mosse da un post-free senza nostalgie contaminato da linguaggi contemporanei, dal rock, da ambientazioni urbane, da poesia e lirismo.

Una musica che non riconosce leader, una musica che vede cinque artisti scavare, cercare insieme un dialogo possibile ma anche mettere in gioco contraddizioni e contrasti. In questo equilibrio instabile sta la ricchezza e il coinvolgimento totale del progetto Harafè. Angelo Olivieri si conferma talento capace di spaziare in ambienti sonori e creativi i più disparati (vedi le prestigiose collaborazioni con William Parker, Hamid Drake, Vincent Courtois) senza mai rinunciare ad esporre una forte personalità strumentale, esecutiva e compositiva. Accanto a lui le ance di Alipio C. Neto, sassofonista di origine brasiliana che rappresenta per il panorama italiano una novità assoluta. Artista che in Portogallo, dove risiede, negli ultimi anni è stato guida riconosciuta dei nuovi fermenti del jazz contemporaneo di quel paese. Il suo contributo nel quintetto è straordinariamente coerente con le tematiche del gruppo, una libertà espressiva straripante, mai vuota, sempre legata all’idea musicale collettiva. La chitarra di Ezio Peccheneda, il contrabbasso di Roberto Raciti e la batteria di Federico Ughi o di Ermanno Baron dal canto loro non si limitano a comporre una ricca ragnatela ritmica e tensione propositiva, ma dialogano, improvvisano con notevole apertura mentale risultando decisivi per la riuscita di un progetto unico. Il CD è stato presentato in anteprima in Portogallo durante i festival jazz.pt e Moaz

Giovedì si respireranno atmosfere argentine grazie al Calambre Tango Quinteto (Laura Bagnati, flauto – Luca Rizzo, sax e clarinetto – Paolo Bernardi, piano – Federica Michisanti, contrabbasso – Marco Rovinelli, drums)
” Calambre: crampo, contrazione. E’ stato questo il nostro incontro musicale con Astor Piazzolla – spiega la band – Il primo e precedente disco è il risultato di un rapporto intenso, stretto, con la sua musica, con il suo modo contaminato di fare il tango. Lavoro che ha voluto descrivere la lezione del maestro, facendocela entrare nelle viscere”. “Questa è la nostra seconda incisione – prosegue il quintetto – Piazzolla resta e ci accompagna con sguardo severo. Resta e trasforma il nostro modo di sentire il tango, attraverso la pelle, attraverso le sue vibrazioni e le sue innovazioni compositive”. Del disco, il celebre pezzo di Piazzolla, Calambre, oltre a diventarne il titolo, ne costituisce spina dorsale e filo conduttore. Calambre inizia, riprende, sospira e incide un solco di vento tra gli altri brani eseguiti. Il compasso del suo tango, misura la distanza tra i brani originali e i pezzi inediti, tutto nella generosa ricerca poetica e incalzante sperimentazione, che qui viene impreziosita anche dalla presenza di Rodolfo Maltese, storico chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso. Il gruppo, nato come progetto musicale nel 2002 si configura da subito insolitamente ibrido, sia per formazione, che per gli incroci, e gli ingorghi musicali che ne caratterizzeranno le esecuzioni. Di questo si ha netta percezione in questo ultimo e importante lavoro, strutturato e impastato interamente in presa diretta: quasi una jam session tanghera”. Il Calambre ha tenuto decine di concerti dalla sua nascita i più prestigiosi: Auditorium Parco della Musica, Auditorium di Tor Vergata, Alexander Platz, Museo degli strumenti musicali di Roma. Il gruppo ha già al suo attivo un cd,”Buenos Aires Ora Zero” prodotto dalla Isma Record Di Roma.

Sabato spazio a un trio inedito. Anzi In-Edito. Al trombone Marcello Rosa, compositore, arrangiatore, scrittore di testi, ideatore e conduttore di programmi radiotelevisivi. La sua lunghissima carriera (ha debuttato nel 1954) è densa di avvenimenti positivi. Il suo stile profondamente ispirato al jazz tradizionale, spazia verso concezioni originali che gli hanno valsa l’ammirazione di tanti illustri colleghi, contribuendo in maniera decisiva alla diffusione del jazz in Italia.
Ha fatto parte della Roman New Orleans Jazz Band e della “Seconda Roman”. Ha suonato con Trummy Young, Peanuts Hucko, Earl Hines, Albert Nicholas, Bill Coleman, Milton Jackson, Lionel Hampton, Slide Hampton e molti altri.
Pietro Ciancaglini è un contrabbassista, com’è noto, di formazione prettamente mainstream, ma il confronto con la poliedricità di Mingus non lo spiazza: si trova a suo agio in tutte le situazioni, affiancando solidità ritmica nelle sezioni di accompagnamento a brillantezza e creatività nelle sezioni solistiche, creatività che si avverte nettamente anche nei brani autografi. Alla chitarra Gianluca Figliola, giovane talento di ispirazione methenyana ma già molto quotato nel ricco panorama della categoria. Secondo classificato nell’edizione 2010 del concorso “Eddie Lang” per giovani chitarristi (con la giuria presieduta da Jim Hall). Questo IN-EDITO trio renderà omaggio al “grande jazz” proponendo un repertorio svariato e ricco di sorprese!

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